Questo studio tratta l’uso di due forme verbali, il passato prossimo (PP) e il passato remoto (PR), in un particolare ambito di studio: le citazioni bibliografiche intertestuali di diversi testi scientifici, in relazione con la distanza temporale tra l’anno di pubblicazione della fonte citata e il testo stesso.
La letteratura tradizionale assegna ai due tempi verbali la funzione di riferirsi, il passato prossimo, a eventi recenti e/o rilevanti nel momento attuale e il passato remoto, a situazioni distanti, con scarsa rilevanza nell’attualità. Si riscontra, inoltre, nella lingua italiana, un’espansione verso il passato del lasso temporale considerato adeguato all’uso del PP e, infine, una differenza regionale per la quale i parlanti di alcune zone della penisola tendono ad ampliare ulteriormente questo lasso temporale e a considerare corretto l’uso del PP in riferimento a eventi anche molto lontani nel tempo.
Sulla base di queste premesse, attraverso i risultati di quest’analisi dimostriamo in maniera empirica, innanzitutto, l’importanza del lasso temporale, in termini di anni trascorsi, tra l’evento (nel nostro caso, la pubblicazione del testo riferito) e il momento di enunciazione (ovvero, il testo che si sta scrivendo) nella scelta delle due forme verbali. In secondo luogo, i dati raccolti mostrano l'uso del PP in riferimento a situazioni molto lontane nel tempo e, allo stesso tempo, l’assenza completa di PR in riferimento allo stesso anno di pubblicazione. Concludiamo, infine, dimostrando lo stretto rapporto tra la rilevanza attuale percepita dagli autori e il tempo fisico trascorso tra l’opera scientifica e la fonte citata.